Rivista Offline
Simona Pacini
14/09/2019
Il primo libro di Riccardo Boccardi, dal titolo Racconti Crestati (Primamedia Editore, 2019) è appena uscito, ma i mini racconti dello scrittore di Montalcino, che lavora nel settore amministrativo, contano una bella collezione di fan ormai da tempo, grazie alla pubblicazione sull’omonima pagina di Facebook e su Instagram.
Come ti è venuta l’idea di scrivere racconti tanto brevi e intensi e di utilizzare i social come canale di diffusione?
“Prediligo la brevità e l’immediatezza pertanto ho seguito la mia naturale forma mentis. Diverrebbe complesso e stancante per me scrivere lunghe pagine descrittive, preferisco una manciata di caratteri che possano avere molteplici letture o rimandi celati. L’utilizzo dei social è stata conseguenza e motivo, i microracconti infatti si adattavano perfettamente ai post di Facebook quanto alle immagini di Instagram. Inoltre, meglio una trama inedita dell’ennesima condivisione”.
Una storia condensata in poche centinaia di battute, un incipit che ti aggancia e una conclusione che spiazza. Ti piace come definizione per i tuoi Racconti Crestati?
“Direi che la maggior parte dei testi possiede questa struttura, difficile sviluppare gamme complesse di emozioni in un minuto di lettura. Il colpo di scena o la chiusa umoristica sono utili espedienti narrativi. Talvolta i testi possono avere sfumature poetiche, giocare sulla suggestione o basarsi su escamotage linguistici ma la «peripezia», nella sua accezione teatrale, rimane l’artificio principale per dare compiutezza alle storie”.
Il tuo libro può vantare la prefazione di uno scrittore come Marco Malvaldi, ma tu già nel periodo di diffusione social sei entrato in contatto con tanti autori, doppiatori e illustratori. Insomma, hai creato un mondo intorno alle tue nano storie. Che ne è ora di questo mondo? Non credo che un libro riesca a contenerlo tutto.
“Vero, la raccolta è solo la manifestazione fisica di un mondo digitale più vasto costruito nei mesi con l’apporto d’innumerevoli artisti che hanno collaborato a titolo gratuito. Un’incredibile dimostrazione di gentilezza, entusiasmo e disponibilità. Continuerò sempre a ringraziare ogni persona che abbia contribuito alla crescita del progetto. In futuro sarei felice di poter dare la giusta importanza alle illustrazioni creando una rivista, ma non è compito semplice gestire tanto materiale considerando poi i singoli diritti sulle immagini. Vedremo”.
Come sei riuscito a convincere Malvaldi?
“Conoscevo Marco fin dall’uscita del suo primo romanzo «La briscola in cinque». All’epoca avevamo scambiato alcune mail. Nel tempo ho avuto occasione d’incontrarlo durante festival di letteratura e in varie presentazioni, poi quest’anno durante Lucca Comics & Games sono riuscito a strappargli la prefazione alla raccolta crestata. In realtà, non è stato così difficile, appena fatta la richiesta Marco ha accettato immediatamente, rendendomi entusiasta. Non resta che ringraziarlo di nuovo per disponibilità, gentilezza e amicizia”.
Facciamo due conti. Quando hai aperto la tua pagina e quanti racconti hai pubblicato fino a ora?
“Il primo racconto «In pista» porta la data del 7 aprile 2017, giorno in cui è nata la pagina Facebook. Oggi le nanostorie sono circa 370. Oltre due anni di racconti, illustrazioni, letture e jingle musicali poiché legato al progetto letterario esiste un universo di materiale originale basato sulle piccole cronache fruibile sul sito www.racconticrestati.com”.
Puoi dirci anche qualche numero delle collaborazioni che sei riuscito ad avviare e dei contributi che hai raccolto?
“Dunque, riguardo le illustrazioni siamo ormai prossimi all’esorbitante numero di novecento immagini. Per quanto riguarda le letture di giallisti, attori e doppiatori (giunte prima dei disegni come idea collaborativa) superiamo i duecento file. Mentre i jingle musicali, più complessi da ricevere, sono una decina, ma con firme di calibro quali quelle di Sergio Cammariere, Paolo Fresu, Giovanni Baglioni, Patrizia Laquidara, Javier Girotto. Fintanto che il progetto rimarrà attivo immagino che tali numeri subiranno un costante incremento”.
Li hai ricevuti in regalo?
“Sì, come accennavo in precedenza, tutti i contributi sono stati forniti a titolo gratuito, omaggi alla pagina. Molte delle persone contattate hanno rifiutato di partecipare, altre non hanno neanche risposto alla richiesta, ma un gran numero si è prodigato in questa inusuale e affascinante sinergia artistica”.
Si dice che oggi le persone leggono sempre meno e che la diffusione di un mezzo veloce come internet spinga a prediligere scritti sempre più brevi. A cosa è dovuto secondo te il successo dei tuoi mini racconti?
“Immagino appunto a questo: investire pochi istanti del proprio tempo, avere una soluzione immediata, sorridere o riflettere sull’argomento trattato per poi comunque passare ad altro. In realtà oggi l’esercizio alla lettura (e alla scrittura) è molto più diffuso che in passato. Purtroppo, indirizziamo ossessivamente ogni attenzione alla ricerca di novità, seguendo frammenti di discorso, tracce di frasi, informazioni sommarie. Ritengo che esista un modo diverso di leggere più che un tempo diverso”.
Come nasce un Racconto Crestato? Siamo curiosi di sapere dove trovi l’ispirazione e quanto tempo ti occorre per scrivere un racconto.
“La scintilla che accende un Crestato può risiedere nel suono di un vocabolo, in un evento sociale, oppure nascondersi in lontani ricordi di studio. Attingo spesso dal vissuto quotidiano mentre in altre occasioni devo sopperire alla mancanza d’ispirazione con indagini su argomenti che mi affascinano. L’umore come sempre influenza le giornate e quindi anche le parole, impastoiando argomenti e forma. Alcuni microracconti esplodono rapidi, altri necessitano di tempo, non tanto nella stesura quanto nell’elaborazione dell’idea. Da pochi minuti a settimane”.
Racconti crestati: perché questo nome?
“L’immagine è quella dell’iconica acconciatura mohicana: scarna, grintosa, inusuale. Eliminare il superfluo per limitarsi all’essenziale. Non a caso il sottotitolo della raccolta è «Storie dal taglio deciso»”.
Che cosa cambia fra la pubblicazione on line e quella su carta?
“Cambia l’approccio al testo anzitutto considerando la sua permanenza. On line buona parte del materiale è fluido, rimaneggiabile e presenta di solito una componente giocosa. Il libro al contrario ha una sua pesantezza in termini fisici e morali pertanto è stata necessaria una profonda cura nel selezionare, ordinare e perfezionare i racconti. In una scrittura assai concisa è davvero complesso gestire sinonimi, espressioni, forme, allitterazioni, punteggiatura. Una costrizione tanto rigida in termini di lunghezza obbliga a riletture costanti tralasciando l’uso di stratagemmi e soluzione linguistiche inusuali”.
Pensi che chi già ti segue on line sia interessato ugualmente a comprare il tuo libro? E perché dovrebbe farlo?
“Chi segue la pagina immagino ami i microromanzi e spero che voglia acquistare la raccolta quantomeno per amore di completezza. All’interno del volume è infatti presente anche un inedito. Inoltre le storie che compongono la raccolta, come già detto, sono state scelte con cura e rivedute per la stampa, talune addirittura ampliate. Sarà sicuramente più semplice gustarsi le inusuali vicende sfogliando le pagine di un libro che ricercarle tra messaggi, condivisioni e disegni on line. Quindi originari e novelli Crestati correte a procacciarvi il libercolo magenta!”
La tua attività principale ha qualche legame con la scrittura?
“Nessun legame diretto. In ambito amministrativo, come in ogni lavoro d’ufficio, la scrittura è necessaria ma si tratta di forme lontane da qualsivoglia letteratura. Comunque, anche le mail che compongo sono piuttosto stringate”.
La pubblicazione del libro mette un punto ai mini racconti per passare ad altri progetti o questa è solo la prima raccolta di altre che arriveranno?
“Non ho idea se arriveranno altre raccolte, il materiale non manca. Al di là di questo immagino che il progetto andrà esaurendosi per mancanza di forze. Amministrare da solo contatti, social network, sito internet, racconti, sottrae tempo e una discreta quantità di energie mentali. Nel futuro vorrei indirizzarmi verso qualcosa di grafico, sempre al fine di narrare storie. Da ultimo esiste un’idea di romanzo giallo di cui ho scritto pagine sparse. Un’opera articolata impone dedizione, perseveranza e ricerca meticolosa, chissà se riuscirò in questa fatica”.
Ti va di regalare ai lettori di Offline un tuo nano racconto?
Per ringraziarvi dell’intervista vi lascio un nanoracconto dedicato appunto alla rivista. Non poteva avere altro titolo:
Offline
Scriveva poche frasi ogni sera, il resoconto della giornata, banalità di mamma. Talvolta accompagnava le parole a faccette colorate perché fosse palese l’umore del racconto. Un’abitudine placida quanto il giungere delle stelle. Pur non amando la tecnologia aveva acquistato quell’oggetto liscio, privo di tasti. Si era addentrata nell’oscuro universo delle icone, scoraggiata da tante applicazioni. Non c’era altro modo di comunicare col figlio lontano, così impegnandosi aveva appreso i passaggi elementari per inviare messaggi. Quant’era dolce sulla chat l’immagine sorridente del suo amore. Adorava quel volto spensierato che adesso, dopo l’incidente in moto, se lo mangiavano i vermi.